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giovedì 23 aprile 2020

Il nostro arrivo negli USA


Quando dall'ufficio immigrazione ci e' stato chiesto di scegliere la data di arrivo in America, io e Andrea eravamo in disaccordo. Dopo quasi un anno di preparativi, pile di documenti da tradurre, fotocopie e timbri vari, sinceramente io non vedevo l'ora di salire su quel benedetto aereo e iniziare quest'avventura.
Sarei voluta partire il prima possibile, mentre mio marito avrebbe voluto trascorrere almeno il Natale con la famiglia. Pero' si sa che dopo Natale c'e' Capodanno e poi l'Epifania...insomma, saremmo mai riusciti a partire? 😒
Quando lasci il tuo paese, i tuoi cari e gli amici di una vita, non esiste un momento ideale. Ad un certo punto devi semplicemente prendere le forbici e tagliare quel cordone ombelicale. Cosi abbiamo deciso: il 5 Dicembre.

Dopo un viaggio che ci e' sembrato interminabile ( in realta' lo e' stato davvero), il nostro volo ha toccato terra. Avevamo immaginato e atteso quel preciso momento per mesi e mesi e adesso lo stavamo vivendo davvero....ce l'avevamo fatta, eravamo in America!
Frastornati dal fuso orario e dal fatto che i bambini non avevano praticamente chiuso occhio per tutta la durata della traversata, una volta sbarcati siamo stati calorosamente ( si fa per dire ) accolti da una tramontana americana di tutto rispetto e dai suoi -4. 🙈 Forse saremo dovuti partire a Giugno.

La nostra prima casa qui negli Stati Uniti e' stato un appartamento ad Arlington, una contea della Virginia di fronte a Washington DC., dall' altra parte del fiume Potomac.
E' una meta molto conosciuta per il suo famoso Cimitero militare, in cui riposano in pace veterani di tutte le guerre statunitensi, personalita' di vario genere come astronauti, politici e presidenti americani.

C'erano delle cose che sin dal nostro arrivo ci avevano colpito, come l'immensita' dell' interstatale che dall' areoporto arriva ad Arlington con le sue 4 o 5 mega corsie e la grandezza delle macchine americane. Nessuna traccia delle nostre utilitarie, che nel mio immaginario sarebbero stati degli squisiti bocconcini per quei mostruosi Truck con le ruote alte un metro.
L' ingresso nella hall del nostro nuovo appartamento e' stato sicuramente il momento stupore numero tre, balzato in un attimo in cima alla classifica. Una hall magnificamente addobbata per Natale, con un grandissimo camino acceso, un enorme divano e un via vai di persone sorridenti e perfettamente a loro agio.
E' stato decisamente quello il momento in cui mi sono sentita davvero in America. Da quel preciso istante ho avuto la sensazione che tutto sarebbe stato meraviglioso e sorprendente. A posteriori non mi sbagliavo.
Il nostro appartamento all' undicesimo piano era esattamente di fronte al Pentagono, ma questo lo scoprimmo solo il giorno dopo con le prime luci del giorno.

Quella prima sera negli Stati Uniti, dal divano di fronte alla grande vetrata, potemmo goderci le luci della citta', l'Obelisco illuminato e la Casa Bianca in lontananza.

Provo ancora forti emozioni quando ripenso al nostro arrivo in America.
Ricordo ancora quella sensazione allo stomaco, di paura e adrenalina, che ti spinge a chiederti se hai preso la decisione giusta. Guardavamo le cose con lo stupore di un bambino, ma con la consapevolezza che da genitori avevamo la piena responsabilita' dei nostri figli e della loro serenita', in un paese che non era il nostro.

Sembra passata una vita, invece sono solo pochi mesi. Abbiamo cambiato casa, citta' ed e' cominciata la vera vita americana da residenti.

Take Care
Francesca
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mercoledì 22 aprile 2020

L'inizio di un sogno




La vita é imprevedibile.

È una di quelle frasi fatte che sentiamo dire spesso, ma di cui capiamo il reale significato solo in occasione di eventi che stravolgono la nostra esistenza. 
Quando pensi di aver raggiunto un certo equilibrio, di aver messo tutti i tasselli al loro posto, ecco che ti si presenta la possibilità di trasferirti oltre oceano e ricominciare daccapo, schiacciare il tasto play e stare a vedere quello che succede.

Detto tra noi è la svolta che stavo aspettando, anche se decisamente più in grande di come l'avevo immaginata. Non male come prospettiva, quando  a 40 anni non riesci più a trovare una tua collocazione nella società, perché il mondo del lavoro ti ha costretta a scegliere tra i tuoi figli e la carriera.

Mi chiamo Francesca, sono una sognatrice, una moglie e una mamma.
Sono appassionata di cucina tradizionale, ma adoro anche sperimentare nuove ricette da tutto il mondo. Sono creativa, curiosa e costantemente alla ricerca di nuove prospettive. Superata parzialmente la mia paura di volare, mi sono scoperta anche una grande amante dei viaggi.
Quattro mesi fa io, mio marito e due dei nostri tre figli, ci siamo trasferiti dalla calda e soleggiata Sardegna agli Stati Uniti, per provare a realizzare il "sogno americano". 
È stato un percorso lungo e difficile, non privo di ripensamenti, dubbi, sensi di colpa e con il timore di un futuro incerto in un paese straniero. Sono stati mesi duri che ci hanno segnato, ma che abbiamo affrontato con entusiasmo verso tutte le nuove sfide che ci attendevano. 

Ho deciso di aprire questo blog per raccontare la nostra storia, di Italiani espatriati all'estero con figli piccoli. Condivideró con voi la nostra routine quotidiana in un tipico quartiere americano, la scoperta dei tanti prodotti  per lo più sconosciuti in Italia e l'incredibile varietà di cibi etnici, davvero per tutti i gusti.

Ho anche diversi sogni nel cassetto che spero di realizzare presto, primo fra tutti aprire una locanda per tutti i connazionali e non che desiderano visitare gli Stati Uniti, senza rinunciare al calore dell'accoglienza tipicamente italiana.

Ci auguriamo che la nostra esperienza possa essere di esempio a coloro che sognano di trasferirsi in America con la famiglia, per un breve periodo o perché no, per mettere radici. 





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